Il reato di maltrattamenti in famiglia è previsto dall’art. 572 del Codice Penale italiano e punisce chiunque maltratti una persona della propria famiglia, convivente o soggetta alla sua autorità. Questo reato ha una particolare rilevanza perché colpisce la sfera affettiva e relazionale più intima, minando il nucleo familiare, che dovrebbe invece essere basato su rispetto e protezione.

Definizione giuridica del reato
Secondo l’art. 572 c.p., il reato di maltrattamenti in famiglia consiste nel sottoporre un membro della famiglia o convivente a sofferenze fisiche o morali in maniera continuativa e sistematica. Non si tratta solo di violenza fisica, ma anche di atti di natura psicologica, come insulti, minacce e umiliazioni, che ledono la dignità della vittima.
Pene previste per il reato di maltrattamenti in famiglia
Le pene per i maltrattamenti in famiglia sono severe. La reclusione va da 3 a 7 anni. Tuttavia, la pena aumenta qualora la vittima sia un minore di 14 anni, una donna incinta o una persona con disabilità, con la reclusione che può variare da 4 a 9 anni. Se la vittima muore a seguito delle violenze, la pena può arrivare fino a 24 anni di reclusione.
Elementi costitutivi del reato
Il reato di maltrattamenti in famiglia si distingue per due elementi principali:
- Continuità delle condotte: non è sufficiente un singolo atto, ma è necessario che le condotte siano reiterate nel tempo, creando un clima di sopraffazione.
- Rapporto familiare o di convivenza: il reato si configura solo se esiste un legame familiare, di convivenza o un vincolo di autorità tra l’aggressore e la vittima.
Differenza con altri reati
I maltrattamenti in famiglia si distinguono da reati come le percosse o le lesioni personali. Questi ultimi puniscono atti singoli di violenza fisica, mentre i maltrattamenti richiedono una condotta sistematica e protratta nel tempo, che crea un ambiente di costante sofferenza per la vittima.
Aggravanti del reato di maltrattamenti in famiglia
Tra le principali aggravanti troviamo:
- Presenza di minori: i minori sono considerati soggetti particolarmente vulnerabili.
- Gravidanza della vittima: la gravidanza rende la donna più fragile e meritevole di particolare protezione.
- Disabilità della vittima: una persona con disabilità è ritenuta particolarmente indifesa e l’abuso nei suoi confronti è considerato più grave.
Giurisprudenza in tema di maltrattamenti in famiglia
La Corte di Cassazione ha più volte ribadito che la condotta isolata non è sufficiente per configurare il reato. La sentenza n. 35462/2019 ha chiarito che il comportamento deve essere continuativo e vessatorio. Anche le offese verbali reiterate, senza violenza fisica, possono essere considerate maltrattamenti, come evidenziato nella sentenza n. 11503/2020.
Modalità di denuncia e tutela delle vittime
Le vittime di maltrattamenti possono sporgere denuncia presso le forze dell’ordine o direttamente in una stazione di polizia. Misure cautelari, come l’allontanamento dell’aggressore dalla casa familiare o il divieto di avvicinamento alla vittima, possono essere richieste per garantire la protezione immediata della persona offesa.
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