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Intercettazioni in carcere

    Intercettazioni in carcere

    Il fatto: tentato omicidio con aggravante mafiosa

    Interecttazioni in carcere. La sentenza n. 7275/2025 della Corte di Cassazione, Sez. I Penale, ha esaminato il ricorso di A.A., condannato per tentato omicidio aggravato dal metodo mafioso, porto e detenzione illegale di arma da fuoco. Il ricorso mirava all’inutilizzabilità di alcune prove, tra cui le intercettazioni ambientali effettuate durante un video-colloquio in carcere tra la vittima e il padre.

    Intercettazioni in carcere - Avvocato Penalista Alessandro Salonia - Avvocato Penalista Milano

    Il principio di diritto: legittimità delle intercettazioni ambientali in istituto penitenziario

    La Suprema Corte ha ribadito un importante principio: è legittima l’intercettazione ambientale di colloqui in carcere anche quando effettuata con impianti esterni alla Procura, purché la motivazione del decreto autorizzativo evidenzi la necessità di un pronto coordinamento investigativo.

    Il riferimento normativo centrale è l’art. 268, comma 3, del codice di procedura penale, il quale stabilisce:

    “Le operazioni di intercettazione sono eseguite dal pubblico ministero avvalendosi della polizia giudiziaria, servendosi di impianti nella sua disponibilità. Se l’utilizzazione di impianti diversi da quelli nella disponibilità della procura della Repubblica risulta assolutamente indispensabile, il pubblico ministero ne indica i motivi nel decreto di autorizzazione.”

    Nel caso concreto, l’utilizzo di apparecchiature installate direttamente nella casa circondariale è stato ritenuto giustificato per garantire l’immediato intervento degli operatori e l’efficacia dell’azione investigativa.

    Inutilizzabilità delle dichiarazioni rese in ospedale: esclusa

    Altro motivo di ricorso respinto ha riguardato le dichiarazioni rese dalla vittima durante il ricovero ospedaliero. La difesa sosteneva che le stesse fossero frutto di pressioni e che la registrazione fosse avvenuta senza il consenso dell’interessato. La Corte ha invece ritenuto tali dichiarazioni pienamente utilizzabili, ritenendo che l’approccio dei Carabinieri fosse conforme alle necessità investigative e che la vittima fosse consapevole della registrazione.

    Dichiarazioni contraddittorie: prevalenza delle accuse originarie

    In merito alla presunta inattendibilità delle dichiarazioni della vittima, la Cassazione ha sottolineato che il Giudice può assegnare valore probatorio alle dichiarazioni rese nella fase delle indagini, anche in caso di successiva ritrattazione, se questa non risulta inequivoca. In particolare, le contraddizioni rilevate sono state attribuite al contesto camorristico, capace di influenzare le scelte dichiarative della vittima.

    Conclusioni: legittimità delle intercettazioni e valore probatorio rafforzato

    Con questa pronuncia, la Corte di Cassazione conferma la legittimità delle intercettazioni ambientali in carcere anche se effettuate con mezzi esterni alla Procura, purché adeguatamente motivate. Ribadisce inoltre che, in contesti mafiosi, le ritrattazioni non sempre ledono l’affidabilità delle dichiarazioni iniziali, le quali possono mantenere pieno valore probatorio.

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