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Sfregio Permanente

    Chiarimenti dalla Cassazione

    Cassazione Penale, Sez. V, 01 dicembre 2023, n. 7728

    La Suprema Corte, con la sentenza n. 7728/2023, ha fornito un’interpretazione chiara del concetto di “sfregio permanente” ai sensi dell’art. 583-quinquies c.p., precisando i limiti di applicabilità di tale norma e delineando il confine tra la nozione di deformazione e quella di sfregio. L’intervento della Cassazione si inserisce in un quadro normativo più ampio, volto a proteggere l’integrità fisica e l’aspetto estetico delle persone, con un occhio di riguardo per le lesioni che incidono sull’armonia del viso.

    Deformazione dell'aspetto della persona mediante lesioni permanenti al vis

    Il Caso Esaminato

    La vicenda ha origine da un episodio avvenuto il 1° novembre 2019, quando l’imputata, ha aggredito un uomo mordendole l’orecchio sinistro e provocandone il distacco di una parte significativa. A seguito dell’episodio, la Corte d’Appello di Palermo aveva confermato la condanna per lesioni permanenti al viso ai sensi dell’art. 583-quinquies c.p., ritenendo che il distacco parziale del padiglione auricolare configurasse uno sfregio permanente.

    Argomentazioni della Difesa e Decisione della Cassazione

    L’imputata ha presentato ricorso per Cassazione sollevando vari motivi di impugnazione, tra cui la contestazione della corretta applicazione dell’art. 583-quinquies c.p. La difesa ha sostenuto che la norma, introdotta dall’art. 12 della Legge n. 69/2019, sarebbe stata pensata principalmente per punire reati commessi nell’ambito della violenza domestica o di genere, in ottemperanza alla Convenzione di Istanbul. La Corte d’Appello avrebbe, dunque, operato un’estensione analogica non consentita della fattispecie incriminatrice.

    Avvocato Alessandro Salonia – Nozione di “Sfregio Permanente”

    La Cassazione ha respinto tale argomento, affermando che la lettera della legge non limita l’applicabilità della norma a contesti di violenza domestica o di genere. L’art. 583-quinquies c.p., infatti, recita testualmente: “Chiunque cagiona ad alcuno lesione personale dalla quale derivano la deformazione o lo sfregio permanente del viso è punito con la reclusione da otto a quattordici anni”. Tale formulazione è generale e priva di specifici riferimenti al contesto o alla qualità della relazione tra autore e vittima.

    La Corte ha, inoltre, ribadito che la deformazione o lo sfregio permanente si configurano non solo quando la fisionomia del volto risulta gravemente compromessa, ma anche nei casi in cui si determina un turbamento irreversibile dell’armonia del viso. In altre parole, lo sfregio permanente non implica necessariamente una deformazione totale o ripugnante, ma può consistere in una lesione che disturba l’euritmia del volto, cioè la simmetria e l’equilibrio delle sue linee, percepibile come sgradevole o ridicolo da un osservatore comune.

    La Ratio Legis dell’Art. 583-quinquies c.p.

    La disposizione dell’art. 583-quinquies c.p. è stata introdotta dalla Legge n. 69/2019 con l’obiettivo di rafforzare la tutela della persona, riconoscendo come meritevole di una protezione speciale l’integrità estetica del volto, considerato elemento essenziale per l’identità sociale e personale. Precedentemente, la stessa condotta veniva punita come circostanza aggravante nell’ambito delle lesioni gravissime (art. 583, comma 2, n. 4, c.p.), con pene meno severe.

    L’innovazione normativa ha portato alla creazione di un reato autonomo, accompagnato da un aumento della pena minima edittale, per sottrarre la valutazione alla discrezionalità giudiziale del bilanciamento delle circostanze. Ciò dimostra come il legislatore abbia voluto prevenire la minimizzazione di episodi di violenza che comportino danni fisici duraturi, garantendo una risposta punitiva adeguata e proporzionata alla gravità della condotta.

    L’Elemento Psicologico del Reato

    Per quanto riguarda l’elemento soggettivo, la Corte ha escluso la configurabilità della colpa cosciente, confermando invece la sussistenza del dolo generico. La condotta della Ca.Ca. è stata valutata come intenzionale, tenuto conto delle modalità aggressive e della consapevolezza delle conseguenze lesive. La difesa ha cercato di sostenere che il gesto fosse frutto di un’imprudenza momentanea, puntando sul successivo intervento di soccorso della stessa imputata. Tuttavia, la Corte ha ritenuto che la scelta consapevole di mordere la vittima con tale intensità fosse sufficiente a dimostrare l’accettazione dell’evento lesivo da parte dell’imputata, configurando quindi un dolo eventuale.

    Differenze tra “Deformazione” e “Sfregio Permanente”

    In ambito giuridico, è opportuno distinguere tra “deformazione” e “sfregio permanente”. La “deformazione” è caratterizzata da un’alterazione significativa e percepibile della fisionomia del volto, tale da comportare ripugnanza o repulsione. Lo “sfregio permanente”, invece, può configurarsi in qualsiasi lesione che, pur non arrivando a determinare una deformazione totale, incida negativamente sull’armonia estetica del volto. La giurisprudenza di legittimità ha più volte confermato che il concetto di “sfregio” va inteso in senso ampio, includendo alterazioni che, pur non essendo gravi, sono comunque visibili e percepibili come sgradevoli.

    Avvocato Penalista Milano – Conclusioni e considerazioni finali

    Con la sentenza n. 7728/2023, la Cassazione ha ribadito il principio per cui la deformazione o lo sfregio permanente si configurano anche in assenza di una lesione ripugnante, purché vi sia una alterazione dell’armonia del volto che risulti irreversibile. La natura del reato, dunque, non è limitata ai contesti di violenza domestica o di genere, bensì è estesa a qualsiasi condotta lesiva che comprometta l’estetica del viso. Questa interpretazione garantisce una tutela più ampia e coerente dell’integrità fisica e della dignità della persona, confermando il ruolo protettivo della normativa introdotta dal “Codice Rosso”.

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