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Violazione divieto di sosta e responsabilità incidente stradale.

    Violazione divieto di sosta e responsabilità incidente stradale

    Il principio di diritto: la funzione cautelare delle norme sulla sosta

    Violazione divieto di sosta e responsabilità incidente stradale. Il principio di diritto: la funzione cautelare delle norme sulla sosta

    La sentenza della Corte di Cassazione, Sez. IV, n. 26491 del 21 luglio 2025, ribadisce un principio fondamentale nel diritto penale della circolazione: la violazione del divieto di sosta può integrare responsabilità per colpa, qualora sia accertato che la norma violata era posta a tutela della sicurezza e non solo della fluidità del traffico.

    Violazione divieto di sosta e responsabilità incidente stradale - Avvocato Penalista Milano - Avvocato Penalista Alessandro Salonia

    Infatti, non tutte le norme del Codice della Strada hanno la medesima finalità. Alcune – come l’art. 158 – sono dotate di una funzione cautelare, in quanto mirano a impedire che la presenza di veicoli in sosta in determinate zone generi ostacoli pericolosi per gli altri utenti della strada. Quando il rischio che la norma vuole prevenire si concretizza – come nel caso di un sinistro – si può configurare una responsabilità colposa in capo al trasgressore, in virtù del nesso di causalità tra la condotta vietata e l’evento dannoso.

    Il fatto: sosta vietata e dinamica dell’incidente

    Nel caso esaminato, una ciclista in marcia ad Alassio ha urtato contro uno scooter parcheggiato in divieto di sosta, perdendo l’equilibrio e venendo colpita da un motocarro che sopraggiungeva. Il veicolo in sosta occupava parte della carreggiata, riducendo lo spazio utile al passaggio. L’incidente ha causato alla ciclista gravi lesioni personali, con conseguente contestazione dell’art. 590-bis c.p. nei confronti del proprietario dello scooter.

    Il Tribunale di Savona aveva assolto l’imputato, sostenendo che il divieto di sosta ha funzione regolativa e non preventiva degli incidenti, e che comunque il restringimento della carreggiata non impediva il transito simultaneo dei veicoli. Tuttavia, la Cassazione ha rilevato gravi lacune motivazionali, sottolineando che la valutazione sulla funzione della norma e sull’effettiva pericolosità della condotta è imprescindibile. In particolare, il giudice di merito ha trascurato di considerare che, in presenza di ostacoli imprevisti o collocati in punti critici (curva, strettoia, discesa), anche un restringimento minimo può costituire pericolo.

    Art. 590-bis c.p. – Lesioni personali stradali gravi o gravissime
    *Chiunque cagiona per colpa un incidente stradale dal quale derivano lesioni gravi o gravissime a una persona è punito:

    1. con la reclusione da uno a tre anni per le lesioni gravi;
    2. con la reclusione da due a quattro anni per le lesioni gravissime.*

    Inquadramento normativo e giurisprudenziale

    Il punto chiave è la concreta finalità del divieto: se questo è stato apposto per evitare intralci in tratti critici della carreggiata, allora la violazione può costituire colpa specifica ex art. 43 c.p., in quanto diretta espressione di una regola cautelare. La Cassazione richiama al riguardo precedenti consolidati secondo cui anche le norme sulla sosta, come quelle sulla segnaletica (art. 146 CdS), sono dirette a tutelare la sicurezza della circolazione.

    La sentenza n. 26491/2025 rafforza quindi un orientamento giurisprudenziale che supera l’approccio formalistico: il divieto di sosta non va interpretato soltanto come misura logistica, ma – se previsto in zone sensibili – come strumento di prevenzione degli incidenti, rendendo possibile l’imputazione di responsabilità penale per lesioni colpose in caso di sinistro.

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